The Cuban Connection

Le strade di Trinidad sono cosí sconnesse che perfino un tassista é costretto a procedere a passo d´uomo. La Lada Nova guidata da Olazien sobbalza sui grossi ciottoli irregolari che formano il selciato, cosí tanto che quando l´autista accosta, pur sotto una calda pioggia tropicale siamo ben lieti di scendere.

Olazien ci era venuto a prendere quella stessa mattina direttamente all’hotel a Varadero ed insieme eravamo partiti alla volta di Trinidad, distante 250 km da percorrere in circa 4 ore e mezzo. Ci aveva raccontato di lavorare come tassista privato, orgoglioso di possedere quella macchina russa anni ´80 che segnava 57.000 Km, anche se probabilmente il contachilometri analogico era giá al secondo giro. Lasciato alle spalle il lusso relativo dell’albergo avevamo cominciato ad attraversare Cuba in diagonale. E subito avevamo potuto cogliere il carattere originale, non turistico, dell’isola. Sulla strada viaggiavano  più carri trainati da cavalli che auto. Non si vedevano cartelli stradali, cosicché il tassista doveva fermarsi a chiedere alle persone. Poi, una volta imboccata la strada principale, ci erano apparsi i cartelloni di propaganda alla rivoluzione e al partito unico. Lungo il tragitto avevamo incontrato gruppi interi di autostoppisti, anche in zone remote lontane da cittá e villaggi. Nonostante alcuni sventolassero banconote nessuno si fermava a caricarli. Mi chiedevo come vi erano arrivati, e soprattutto come sarebbero ripartiti da lí prima di sera.
Questa realtá in movimento fatta da persone,  più che le piantagioni di tabacco o zucchero, aveva attirato la nostra attenzione durante il viaggio, come un film di cui si conosce giá la trama, ma nondimeno affascinante. E poi quasi all’improvviso eravamo entrati a Trinidad, e la macchina aveva preso a ballare finché avevamo raggiunto la casa particular, ovvero la casa privata dove volevamo pernottare.

Un disinibito Rolando ci apre la porta a petto nudo. Ci presenta subito la mamma Minerva, con cui divide la gestione dell´attivitá. Lui é addetto alle relazioni col pubblico, lei al servizio ristorante. Passando dalla cucina incontriamo gli altri membri della famiglia seduti a tavola, tra cui il piccolo Marcelo, 10 mesi. E´un’atmosfera cosí familiare che quasi ci verrebbe da scusarci per il disturbo. In realtà quello di affittare stanze private é un business crescente a Cuba, appoggiato dal governo, che sicuramente tende a scavare un solco profondo tra chi ha spazi vacanti e chi invece é costretto a vivere con tutta la famiglia in un´unica stanza.
Entriamo in camera per lasciare I bagagli: é piuttosto grande e molto  più pulita di quella dell´albergo a Varadero. Poi chiediamo a Rolando se la Wi-Fi é disponibile: ci dice che c´é un unico hot-spot pubblico nella piazza principale e che tecnicamente al cittadino cubano non é permesso avere accesso privato ad internet. Ci spiega che i dati a disposizione vengono ricevuti da un satellite cinese: ci sarebbe anche un cavo telefonico americano passante entro le acque territoriali cubane, ma per via dell´embargo ancora attivo non é possibile connettervisi. E a proposito degli americani, veniamo a sapere che nei prossimi mesi sono previsti 20 nuovi voli diretti dagli USA: volenti o nolenti, per il popolo cubano un nuovo tipo di rivoluzione é alle porte.

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