Quel viaggiatore che una mattina di novembre si fosse trovato a girare per la cupa campagna nel nord-ovest della Germania, non lontano da Colonia, e per una sua qualche esigenza avesse deciso di immettersi sull’A1 in direzione Koblenz, avrebbe potuto notare una vecchia Passat grigia ferma proprio prima dello svincolo, con a bordo un gruppetto che per acconciature e vestiario sembrava essere rimasto agli anni 60. E se questo viaggiatore non fosse stato troppo assorto nei suo pensieri, o troppo concentrato alla guida, avrebbe anche potuto notare una Polo con targa italiana, che non senza titubanza si fermava accanto alla Passat e caricava a bordo un capellone con la faccia sorridente.

E se la scena avesse destato in lui un qualche interesse (cosa di cui dubito) ed insieme un vago tentativo di spiegarsi la situazione…allora forse l’attento viaggiatore avrebbe dedotto che quell’ improbabile incontro non poteva che essere dovuto ad una “Mitfahrgelegenheit”.

E di questo infatti si trattava, una “occasione per viaggiare insieme” traducendo letteralmente. In pratica dovendo fare un viaggio in auto piuttosto lungo, si offrono i posti disponibili su un apposito sito internet, che vengono quindi aggiudicati a degli sconosciuti in cambio di un contributo benzina. Raramente però le esigenze di tutti i co-viaggiatori coincidono, e quindi si rendono necessarie delle fermate intermedie.

Quella mattina di novembre ero dunque partito dall’antica Lovanio nelle Fiandre, sapendo che lungo il mio percorso verso Monaco avrei dovuto raccogliere un certo Manfred. Cosa di cui non ero molto sicuro, visto che mi aveva dato delle indicazioni ambigue, non un indirizzo ben preciso, ma un vago “svincolo presso Knapsack”, tanto che mi chiedevo se volesse rapinarmi. Comunque avevo seguito le indicazioni, ero uscito dove mi aveva detto e poi…il niente, non sapevo dove andare. Mi aspettavo di trovarlo lí ma non c’era nessuno. Ed avevo preso a vagare per la campagna, guidato (si fa per dire) da qualche sua telefonata, in cui fra l´altro ammetteva di non essere della zona. Mi rendevo conto di stare cercando un ago in un pagliaio e quando ero finito in una zona industriale la mia pazienza era finita: avevo accostato ed impostato il navigatore su München-Pasing. Ma proprio mentre stavo per riguadagnare l’autostrada avevo scorto quella vecchia Passat grigia, da cui si sporgeva ansioso un capellone che aveva tutta l’aria di chiamarsi Manfred.

Anche per il viaggio di andata verso il Belgio avevo usato lo stesso metodo, prendendo due ragazze a bordo direttamente a Monaco. Una si era presentata con un portaborse, poi una volta sedutasi sul sedile posteriore non aveva fiatato finché non l’avevo lasciata a Bonn. L’altra era decisamente sovrappeso, la sua massa si estendeva dalla portiera fino alla leva del cambio: reclinata la testa all’indietro aveva dormito fino ad Aachen, dove l’avevo scaricata come avrei potuto fare con un ballino di cemento.

Ma adesso ero in viaggio con l’affabile Manfred che raccontava di sé, chiedeva di me e taceva al momento giusto. Ed era anche giusto che tacesse, giacché pioveva e dovevo concentrarmi parecchio per via degli spruzzi d’acqua che l’asfalto non drenante mi lanciava sul lunotto.

E dopo vari caffè e Red Bull eravamo giunti a Monaco in tarda serata, Manfred aveva saldato la sua quota di 30 euro e ci eravamo salutati. Mentre mi allontanavo mi domandavo chi avesse fatto l´affare migliore, se io, che avevo risparmiato un po’, o lui, che aveva trovato qualcuno che lo era andato a cercare per i campi e lo aveva portato a destinazione dopo 570 Km, al prezzo per cui un taxi lo avrebbe accompagnato alla stazione…

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